La COP26 è la Conferenza tra le Nazioni Unite per il cambiamento climatico tenutasi dal 31 Ottobre al 13 Novembre a Glasgow. Ad assumere il ruolo di presidente è stato il Regno Unito, che ha quindi assunto la funzione di mediatore imparziale. Obiettivo centrale della conferenza è stato la ricerca e la designazione di un piano che possa arrestare il progredire della crisi climatica, anche se i temi toccati, naturalmente, non si esauriscono esclusivamente con quest’ultimo.
DALLA COP21 ALLA COP26
La COP21, tenutasi nel 2015, ha rappresentato una bella spinta verso un’ottica di ecosostenibilità globale, concludendosi con la firma dell’Accordo di Parigi. Gli Stati partecipanti si impegnavano così a limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C, puntando addirittura al non superare la soglia dei 1.5 °C. Se tale impegno si è dimostrato un grande dimostrazione di consapevolezza da parte delle Nazioni del grave problema cui il mondo sta andando in contro, dall’altro questo appare comunque insufficiente per poter effettivamente arrestare il surriscaldamento del nostro pianeta e le inevitabili catastrofi che questo comporta.
La COP26, rispetto alla Conferenza precedente, rappresenta un netto balzo in avanti, poiché per la prima volta è stato delineato un vero e proprio piano da seguire, con obiettivi da raggiungere, tempistiche da rispettare e finanziamenti da mobilitare.
QUALI SONO GLI OBIETTIVI INDIVIDUATI DALLA COP26?
Il principale obiettivo stanziato durante la Conferenza è quello di ridurre l’inquinamento atmosferico entro il 2030, fino ad azzerare le emissioni entro la metà del secolo. Per poterlo raggiungere, sarà necessario accelerare l’eliminazione del carbone, ridurre la deforestazione, incoraggiare e velocizzare l’investimento nelle energie rinnovabili e il passaggio ai veicoli elettrici.
Naturalmente quanto descritto non è l’unico proposito che le Nazioni si sono impegnate a conseguire. Tra i principali traguardi da raggiungere rintracciamo:
- Proteggere le comunità e gli habitat naturali;
- Ripristinare e proteggere gli ecosistemi;
- Costruire difese e sistemi di allarme per scongiurare perdita di abitazioni, mezzi di sussistenza e vite umane;
- Mobilitare almeno 100 miliardi di dollari in finanziamenti per l’emergenza climatica;
- Finalizzare il Regolamento di Parigi, che rende l’Accordo del 2015 operativo;
- Collaborazione per affrontare la crisi climatica tra governi, business e società civile.
LA PAROLA CHIAVE E’ COLLABORAZIONE
“Vivi rispettando la natura, l’ambiente e il prossimo” è una frase trita e ritrita. La continua ripetizione l’ha svuotata del suo significato, trasformandola in una sorta di slogan pubblicitario che viene sentito da tutti ma ascoltato da nessuno. La COP26 deve esser vista sì con gli occhi della speranza, quella di poter effettivamente cambiare rotta, ma al tempo stesso deve fungere da campanello d’allarme: il pianeta sta morendo e non ci resta molto tempo per poter intervenire. Rispettarlo, quindi, non dev’esser più una frase fatta, ma un imperativo categorico.
La crisi climatica e, in generale, le condizioni in cui il nostro pianeta versa, non è affare di cui devono interessarsi esclusivamente Nazioni, Governi o grandi imprese. E’ importante riconoscere che possiamo compiere piccoli o gradi cambiamenti nel nostro stile di vita o di lavoro che ci permettono di limitare la nostra impronta ecologica. Passo dopo passo, gradualmente, cambiare è possibile.
Grazie allo sviluppo tecnologico , fortunatamente, in commercio è possibile trovare numerose alternative ecologiche. Anche le piccole realtà, come le pizzerie, possono contribuire a ridurre il proprio impatto ecologico rendendo la loro attività ecosostenibile. Tenendo in considerazione il caso delle pizzerie, è bene ricordare come la fuliggine emessa dal forno a legna sia un agente atmosferico altamente inquinante e dannoso per la salute. Un rimedio per inquinare meno è l’installazione di un abbattitore di fuliggine, depurando i fumi fino al 95%, emettendo nell’aria vapore acqueo.
LA FULLIGGINE DELLA TUA STUFA A PELLET INQUINA PIU’ DELLE AUTO.
Da un recente studio è emerso che le piccole particelle inquinanti prodotte dall’attività delle stufe a legna – nonostante sia crollato dal 38 al 17% – resta uno dei principali responsabili dell’inquinamento atmosferico delle città. Per poter diminuire l’impatto ambientale delle abitazioni, è importante depurare non solo i fumi neri prodotti dalle attività, ma anche quelli prodotti dai sistemi di riscaldamento a combustione.